di Gabriele Galasso, Enrico Banfi, Chiara Calabrese, Stefano Martellos, Pier Luigi Nimis
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Foto di Andrea Moro, Giorgio Bardelli, Guido Brusa, Giorgio Ceffali, Gabriele Galasso, Rodolfo Gentili, Janos Grapow, Daniela Longo, Giuseppe Sardi et al.
Nel cuore di una metropoli, il Castello Sforzesco di Milano materializza il fascino di un passato che per più di cinque secoli ha visto avvicendarsi fasti, intrighi e sublimi espressioni d’arte. Le mura, divenute oggi finestra di pace per i cittadini, sono impreziosite -pochi lo sanno- da un tesoro naturale, un credito pubblico di cui va presa coscienza, specialmente in funzione di quella tanto auspicata sostenibilità del vivere metropolitano che qui si realizza proprio nell’incontro fra due storie: quella dell’uomo e quella della natura.
Il sistema murario, concepito a scopo difensivo, divenne habitat di una vegetazione parietale rappresentata da numerose e preziose specie di piante spontanee, il cui odierno persistere garantisce un ’polmone’ di biodiversità piccolo, ma d’alto profilo: piante rilevanti si sono potute conservare proprio grazie alle caratteristiche uniche del manufatto, condividendone la storia.
Una recente ricerca coordinata dalla Sezione di Botanica del Museo di Storia Naturale di Milano riguardante l’area entro le mura esterne del castello e quelle immediatamente adiacenti (compresi mura, giardini, aiuole, fossati, vialetti, ruderi esterni) ha messo in luce 133 specie di oltre 50 famiglie, tra erbe, arbusti e persino alberi in nuce. Se, da un lato, vi sono piante invasive e dannose da tenere sotto controllo, dall’altro si nascondono piccoli ’gioielli’ di grande valore conservazionistico, testimoni di una perduta qualità ambientale e di un perduto rapporto tra uomo e natura. Tra queste, Hieracium australe subsp. australe, specie endemica, cioè esclusiva della città di Milano, in precedenza ritenuta estinta.
Nei contesti urbani sempre più degradati, i siti archeologici e monumentali rappresentano piccoli ma essenziali serbatoi di biodiversità e il Castello Sforzesco ne è un valido esempio, attraente non solo per i turisti, ma soprattutto per i Milanesi, che possono qui riscoprire una dimensione naturale di Milano spesso dimenticata.
Il Castello fu edificato come fortezza difensiva fra il 1358 e il 1368 da Galeazzo II Visconti. I suoi discendenti, Gian Galeazzo e Filippo Maria, trasformarono la struttura nella residenza di famiglia allestendo il parco. Nel 1450 Francesco Sforza iniziò la riedificazione del Castello, precedentemente smantellato per restaurare la cinta muraria della città; vennero costruiti la torre d’ingresso (progettata dal Filarete) e i torrioni rotondi. In seguito il Castello subì varie modificazioni. Dopo l’Unità d’Italia (1861) venne acquistato dalla città di Milano, che avviò una fase di restauro e ricostruzione diretta da Luca Beltrami. Danneggiato dai bombardamenti del 1943 e nuovamente restaurato, il Castello presenta oggi pianta quadrata e quattro torri angolari ed è circondato da un grande fossato oggi senz’acqua. Sembra davvero incredibile che l’epilogo di una storia plurisecolare, che fu esiziale per la sopravvivenza di tante piante oggi scomparse in Lombardia, abbia riservato proprio al Castello Sforzesco, nel cuore della metropoli milanese, il ruolo di conservazione di una biodiversità tanto piccola quanto importante e inattesa.